giovedì 8 febbraio 2018

OLBIA: DUE PERSONE INDAGATE PER LA MORTE DI MICHELA. LA GIOVANE "SPINTA" A TOGLIERSI LA VITA

Olbia 8 febbraio - Si può uccidere qualcuno senza muovere un dito. Purtroppo si.
Il 5 novembre 2017 la ventiduenne di Porto Torres fu trovata morta a La Maddalena, nella casa di un'amica che la ospitava. La scena presentatasi ai carabinieri, intervenuti sul posto attorno alle 3 del mattino, non lasciava dubbi circa la dinamica del suicidio.
Tuttavia durante i rilievi i militari si imbatterono in due bigliettini lasciati dalla vittima il cui contenuto indirizzò immediatamente verso una nuova pista investigativa.
Uno dei messaggi accennava a "ricatti e umiliazioni per via di un vecchio film".
comando carabinieri olbia
Comando dei Carabinieri di Olbia
Tornando indietro di qualche giorno, al 3 novembre, la stessa Michela si era rivolta ai carabinieri di Porto Torres per denunciare una rapina subita la notte di Halloween, 31 ottobre all'1:30 circa. In quell'occasione le indagini non portarono alcun risultato, tanto che il reato parve si da subito simulato.
A questo punto si chiude il breve antefatto culminato con la morte della ragazza e si apre lo scenario investigativo che ha portato agli sviluppi odierni.
La Procura della Repubblica di Tempio Pausania ha deciso infatti di fare luce sulla vicenda, dando mandato agli investigatori della Sezione Operativa del Reparto Territoriale di Olbia di accertarsi se ci fosse qualcuno dietro la decisione di Michela di compiere quel gesto estremo.

Mesi di indagini serrate caratterizzate da un'attività intensa in cui è stata acquisita e minuziosamente esaminata una considerevole mole di dati e materiale informatico, intercettazioni telefoniche. Oltre cento persone in qualche modo vicine o legate alla vittima sono state ascoltate dai militari per ricostruire gli ultimi mesi di vita della ventiduenne.
L'avviso di chiusura delle indagini è stato emesso nei confronti di due ragazzi di Porto Torres, uno di 24 e l'altro di 29 anni, che sarebbero responsabili in concorso tra loro di diffamazione aggravata e morte come conseguenza di altro reato.
Secondo quanto emerso i due avrebbero, come si legge nel comunicato, "offeso la reputazione di Michela, rivelando, senza il suo consenso, informazioni confidenziali attinenti la sua vita e le sue abitudini sessuali".
Come se il quadro non fosse abbastanza scabroso, gli indagati sarebbero anche responsabili di aver mostrato video e fotografie della ragazza mentre consumava un rapporto sessuale.
Questo chiuderebbe il cerchio e rimanderebbe ai ricatti e le umiliazioni cui la povera giovane aveva accennato in quel bigliettino lasciato vicino al corpo ormai privo di vita.
Un vicenda inquietante, umiliante e degradante, con al centro una donna, ancora una volta vittima innocente

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