martedì 17 novembre 2020

SASSARI: IL PRONTO SOCCORSO È ORMAI UN REPARTO COVID: "INTERVENGANO I MILITARI!". LA DENUNCIA DEI SINDACATI.

Sassari 17 novembre - Non c'erano dubbi sul fatto che la difficile condizione della sanità sassarese sarebbe stata messa a dura prova dalla pandemia di Sars-cov-2.

«Il pronto soccorso del Santissima Annunziata è stato trasformato di fatto in un "reparto covid"». Questa è la denuncia che giunge dalla segreteria territoriale FSI (Federazione Sindacati Indipendenti) che rappresenta il personale infermieristico e gli operatori socio sanitari che lavorano nel nosocomio sassarese.

Lavoratori iscritti alla federazione sindacati di base manifestano in piazza d'Italia
Gli iscritti all'FSI in piazza d'Italia a Sassari.

Il quadro descritto dai sindacati mostra una situazione estremamente difficile, tanto per non scadere in toni apocalittici. I pazienti restano in pronto soccorso anche per alcuni giorni, in attesa che si liberi un letto, con tutte le difficoltà che questo comporta per avere un'assistenza piena e dignitosa. I parenti raccontano di persone affette da polmonite virale che devono attendere 12 ore sedute su una sedia per la carenza di letti o barelle.

Un grosso problema, denuncia l'FSI, soprattutto per la sicurezza di pazienti e personale sanitario. L'inadeguatezza dei piani logistici ed il "caos" nella gestione degli organici aumentano il rischio di contagio: ogni giorno nella stessa struttura si troverebbero tra i 50 ed i 60 pazienti, in gran parte covid, con una quindicina al massimo di pazienti cosiddetti "puliti", cioè con altre patologie. In questa situazione diventa difficile anche solo effettuare il triage.

Inoltre, proseguono i sindacati, ci sarebbero pazienti sottoposti a ventilazione polmonare in locali non idonei. Ambienti dove il personale è esposto ad un'alta carica virale in cui "l'unica soluzione per cercare di proteggersi è quella di tenere le finestre aperte".

Un valido sostegno potrebbe arrivare dalla mobilitazione del personale militare per coprire i buchi in organico. Al pronto soccorso servirebbero almeno 12 infermieri per assistere i malati covid, oltre a 4 operatori socio-sanitari per turno, con altri 4 infermieri per i pazienti affetti da altre patologie.

Oltre ai medici, la task force dell'esercito potrebbero mettere in campo una soluzione logistica d'emergenza, potenziando la struttura in circa 48 ore.

Un'altra apertura dei sindacati è nei confronti dell'ATS, che avrebbe il via libera per reclutare il personale necessario in tempi brevi, qualora non ci fosse disponibilità nelle graduatorie dell'AOU.

Inoltre sarebbe utile istituire una hot-line attiva fino alle 20 di sera per informare i pazienti dei ricoverati circa le loro condizioni e le terapie che stanno seguendo.

Infine non vanno dimenticate le condizioni di lavoro cui sono sottoposti infermieri ed operatori. Sottoposti a forte stress, ma anche esposti al contagio loro e dei familiari con cui convivono, che tuttavia non si sono sottratti al loro dovere e sono tornati in corsia anche dopo aver affrontato e sconfitto la malattia in prima persona.

Le criticità, d'altra parte, erano già state messe in evidenza nel corso della prima ondata ma, evidentemente dalla severa lezione impartita in primavera non è stato tratto alcun insegnamento.

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