martedì 11 maggio 2021

SARDEGNA: IMPRESE ISOLANE SEMPRE PIÙ DIGITALI. L’INNOVAZIONE PER SCONFIGGERE LA PANDEMIA.

 

Sassari 11 maggio – Nonostante la scarsa copertura della rete a banda larga, le difficoltà di accesso al credito e l’asfissiante burocrazia, gli imprenditori sardi stanno dando fiducia al digitale.

Foto di  Annie Spratt

Nel 2020 il 62,2% delle attività produttive in Sardegna ha deciso di ricorrere con rinnovata fiducia alle soluzioni offerte dal mondo digitale, con un incremento del 13,6% rispetto all’anno precedente. Detto in maniera più semplice: nell’isola 6 imprese su 10 hanno fatto degli investimenti per introdurre nei processi aziendali nuove soluzioni digitali o per migliorare quelle esistenti.

 

Il dato emerge dal dossier di Confartigianato Imprese Sardegna che ha rielaborato i dati ISTAT sulla trasformazione digitale in Sardegna tra il 2019 e il 2020.

 

Un grande impulso verso l’adozione e l’integrazione di strumenti digitali sarebbe conseguenza della pandemia da covid-19. “È importante che le imprese intensifichino gli investimenti nel settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione digitale, per restare competitive anche in periodi di eccezionale crisi ed emergenza” – hanno commentato Antonio Matzuzi e Daniele Serra, Presidente e Segretario di Confartigianato Imprese Sardegna.

 

I sostegni finanziari, almeno sulla carta, non mancano. Secondo il programma europeo Next Generation EU, infatti, il 21% dei 209 miliardi destinati all’Italia saranno proprio a beneficio della transizione digitale.

 

Un’occasione da non perdere per le imprese sarde, che hanno bisogno, ora più che mai, di migliorare la propria competitività ma anche di puntare sull’ammodernamento dei processi produttivi e di gestione. Nuove soluzioni per la presenza sul mercato, i canali di vendita e la distribuzione al di fuori dell’ambito locale sono strategicamente imprescindibili per guadagnare terreno nei confronti della concorrenza “continentale”. Anche per questo sono aumentate le imprese che hanno convertito parte della loro offerta in e-commerce, sia con la vendita diretta che sfruttando gli strumenti presenti nelle piattaforme del gruppo Facebook.

Altrettanto importante è riuscire a farsi conoscere e apprezzare ad una potenziale clientela ben oltre i confini fisici della Sardegna e contemporaneamente non perdere i clienti abituali, che erano soliti frequentare l’Isola per periodi anche brevi di vacanza ma a causa del coronavirus non hanno avuto la possibilità di viaggiare. Anche per questo numerose imprese hanno deciso di investire nel marketing e nei sistemi di comunicazione digitale.

 

La parola d’ordine è “abbattere le distanze”. Videoconferenze e strumenti di messaggistica come Zoom, rappresentano il nuovo modo per mantenere relazioni stabili con clienti e partner commerciali. Oltre il 30% delle micro e piccole imprese ne ha fatto ricorso, rispetto al 10% della fase pre-covid. Ma tutti i canali e gli strumenti di comunicazione e promozione digitale hanno registrato un incremento significativo. Quasi il 40% di micro e piccole imprese è attiva sui social media e oltre il 20% hanno intensificato l’uso di newsletter, tutorial, webinar e corsi. Grandi investimenti da parte delle imprese sarde sono stati destinati ai siti web, per migliorarne l’efficacia e la qualità attraverso l’ottimizzazione per i motori di ricerca (SEO) l’uso di strumenti di analisi del traffico e paid advertising.

 

Ma digitale non vuol dire solo video-conferenze e social network. La pandemia ha avuto un grande impatto anche sulle modalità di lavoro. Molte imprese hanno dovuto riorganizzare la giornata lavorativa al di fuori della sede aziendale. Il personale ha iniziato a lavorare da casa, con laptop forniti dall’azienda e software specifici per la gestione del lavoro da remoto.

 

Un quadro decisamente ottimista che tuttavia deve scontrarsi con alcuni mali cronici del sistema imprenditoriale italiano. Anzitutto i fondi ci sono, ma pochi lo sanno. Scarsa è l’informazione e poca la promozione delle agevolazioni europee. A questo si aggiunge la diffidenza, soprattutto per l’accesso e le garanzie al credito: non sempre sono chiari i termini e gli oneri a carico dei piccoli imprenditori, che hanno poco da rischiare e molto da perdere.

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